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Sopravvivere in un campo per sfollati in Somalia

16 Settembre 2015

Negli ultimi due decenni, oltre 1 milione di persone sono state forzate a fuggire dai terribili combattimenti e dalla siccità cronica che hanno colpito la Somalia. Ma è dall’anno scorso che la situazione umanitaria in Somalia è peggiorata rapidamente. Due stagioni consecutive con carenza di pioggia e ridotto accesso umanitario hanno ulteriormente aggravato la situazione.

Il campo Musbah per gli sfollati somali (a circa 12 miglia dalla capitale Mogadiscio) è stata la casa di Fatuma Guleed, 87 anni, per circa un decennio. Fatuma ci racconta i suoi sforzi quotidiani e le sfide che le donne devono fronteggiare nei campi che loro adesso chiamano “casa”.

Nel 2006, quando l’Etiopia invase la Somalia, la famiglia di Fatuma fu imprigionata e durante quell’anno perse 5 dei suoi 10 figli a causa dei combattimenti. Nel Dicembre del 2006 fu aiutata a raggiungere il campo di Musbah. Una delle sue figlie ha vissuto diverso tempo in un altro campo, ma sono riuscite a ricongiungersi durante la carestia che ha colpito il Corno d’Africa nel 2011. 

Nonostante l’aiuto proveniente da alcuni vicini, spesso Fatuma va a letto con i morsi della fame. Per guadagnare qualcosa, viaggia tutti i giorni verso Mogadiscio per lavare panni, ma la maggior parte di quello che ricava lo spende per andare e tornare dalla città.

Senza risorse per ricostruire le loro vite, le persone che vivono in questi campi sono i più poveri e deprivati della Somalia“.

Fatuma dice di sentirsi senza speranza e che aspetta solo di morire. La sua vita è stata distrutta quando suo marito morì. Fatuma aveva appena trent’anni e rimase sola con i suoi figli.

Nei campi, le donne sono davvero vulnerabili“.

Molte donne vivono nei campi solo con i loro bambini. E vivono nella paura. 

Quasi ogni notte siamo svegliati dalle urla delle donne inseguite dagli uomini. Un campo non è una casa, non ci sono porte. Un uomo può andare e venire come vuole e fare ciò che più gli piace senza neanche essere punito“.

Negli ultimi 20 anni, abbiamo lavorato in Somalia per aiutare le persone come Fatuma. Ma fino ad adesso, la comunità internazionale e le diverse autorità somale non hanno ottemperato alle loro responsabilità verso le famiglie in urgente stato di bisogno, specialmente nei confronti di donne e bambini. La sicurezza, la dignità e i diritti umani di base di 1,1 milioni di sfollati interni in Somalia hanno bisogno di essere salvaguardati.

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