A causa del conflitto nellla regione mediorientale, molti siriani sono rifugiati in Giordania, e la necessità di cibo e acqua potabile continua ad aumentare. ACF è presente con programmi legati anche alla fornitura di servizi igienico-sanitari e di cibo e con azioni di sostegno al reddito.
Ma per assicurarsi che le famiglie siano in condizione di prendersi cura dei propri bambini, specie se malnutriti, nonostante le difficoltà legate alla fame e alla povertà, è necessario sostenere anche l’aspetto psicologico e relazionale.
Sono le 8.30 del mattino e gli operatori di Azione contro la Fame sono impegnati ad Irbid, ad alcuni chilometri dalla frontiera fra Giordania e Siria. Oggi ACF apre un nuovo centro di assistenza psicosociale nel villaggio di Al-Buwayda, in partenariato con una associazione locale e con il sostegno di ECHO, l’ufficio della Commissione Europea per gli affari umanitari. Il centro ha come beneficiari anche i nuclei famigliari e le donne con i loro bambini.
“In famiglie dove le mamme sono spesso molto giovani, le nonne e le suocere sono le detentrici della conoscenza in tema di allattamento e di pratiche alimentari per neonati e bambini piccoli. Queste pratiche, purtroppo, spesso non vengono adattate e possono creare, in contesti difficili, pesanti conseguenze. Se però queste donne vengono sensibilizzate fin dall’inizio, queste potranno diffondere le loro conoscenze portando benefici a moltissime altre donne”. Così dice Randa Khel, responsabile ACF del progetto di salute mentale e pratiche di cura ad Irbid. Uno degli ambiti specifici trattati in questi centri, infatti, è proprio quello del rapporto tra madre e figlio. Le difficoltà incontrate dalle popolazioni a causa delle questioni socio-economiche e della malnutrizione possono creare problemi in questo delicato rapporto. Per questo motivo Azione contro la Fame si spende molto in questo ambito.
Per l’apertura del centro di assistenza sono state avvertite numerose famiglie di rifugiati siriani e le famiglie giordane dei dintorni. La gente si raccoglie all’ingresso del centro, prende un caffè e si dispone sotto una tenda preparata per la speciale occasione. Si succedono diverse persone per prendere la parola, spiegare le attività e offrire testimonianza dei benefici delle attività.
Un anziano profugo siriano canta, in onore alla generosità dei giordani. E’ un momento solenne.
Poi, la tenda si svuota di colpo, e i tre ambienti predisposti all’accoglienza dei beneficiari del centro si riempiono a loro volta rapidamente. Fioccano le domande sul tipo di sostegno di cui si può beneficiare, sugli orari degli incontri, sul numero di sedute disponibili. E’ così che nel giro di pochi minuti si iscrivono ai diversi gruppi, fra siriani e giordani, 85 famiglie. Donne incinte, bambini fra i 5 ed i 13 anni, adolescenti, padri e madri, nonni…ogni membro della famiglia, se ne ha bisogno, può trovare un sostegno presso il centro.
L’esperienza non è completamente inedita, ma presenta alcune novità, come le sessioni di sensibilizzazione per le nonne.
Uno dei luoghi predisposti è stato organizzato per accogliere le donne con bambini piccoli. Grandi cuscini sono allineati lungo il perimetro di un grande tappeto usato per giocare, mentre un armadio è pieno di giocattoli. Una donna viene accolta da Safiyah Shaar, una psicologa di Azione contro la Fame che lavora per il programma. La donna chiede informazioni e l’operatrice ACF spiega il funzionamento del centro e le attività che vi si svolgono. “Ha una figlia disabile e ho annotato il suo nome per iscriverla ad un gruppo. Più tardi la ricontatterò per comunicargli quando venire al centro“.
Al piano terra, un vasto spazio parzialmente coperto è stato organizzato per i bambini. Mentre alcuni si tuffano sulle altalene, altri si fanno dipingere il volto dagli operatori sociali di ACF. I bambini si appropriano immediatamente del luogo e subito tanti volti tigrati corrono fra grandi scoppi di risate. Anche il buonumore aiuta in questi casi: crea un rapporto più simbiotico fra madre e figlio e questo aiuta a sconfiggere le piaghe legate alla fame ed alla cattiva alimentazione. Randa Khel li guarda, con le labbra dipinte in un sorriso. “L’importante qui è che ognuno possa sentirsi a proprio agio, che tutti parlino con tutti, senza distinzioni, siriani e giordani”.