Il ciclone Amphan minaccia il Bangladesh, a rischio 800.000 Rohingya nel campo profughi di Cox’s Bazar. La resilienza dei Rohingya è già messa a dura prova da altri fattori.
Azione Contro la Fame, in queste ore, sta monitorando da vicino, in Bangladesh, l’avanzata del ciclone Amphan e, in particolar modo, è già attiva per far fronte alle eventuali criticità che potrebbero riguardare il campo profughi di Cox’s Bazar.
“Proteggere le comunità Rohingya e, in particolare, i più piccoli, in un’area dove è già presente un alto tasso di malnutrizione, resta la nostra priorità – ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione Contro la Fame -. In tal senso, stiamo collaborando con i nostri partner locali per concordare, insieme, le attività più opportune per mitigare l’impatto di venti e piogge che rischiano di abbattersi nel campo profughi più grande al mondo”.
Va, infatti, ricordato che Cox’s Bazar ospita, oggi, 855.000 civili Rohingya che vivono in 34 campi di fortuna affollati: secondo alcune stime, ogni chilometro quadrato è occupato, in questo momento, da 40.000 persone. Qui oltre il 40% dei bambini soffre di malnutrizione cronica e le percentuali di malnutrizione acuta che li riguardano sono molto al di sopra delle soglie di emergenza stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Azione Contro la Fame, nelle ultime settimane, grazie a uno staff di 1.248 operatori e 1.555 volontari, ha incrementato il numero delle attività di sensibilizzazione in tema di salute e igiene rivolti a adulti e bambini, per far fronte anche all’altra grave emergenza: la diffusione del COVID19. In particolare, negli ultimi mesi, l’organizzazione ha installato 229 punti di lavaggio delle mani e distribuito 8.904 kit di igiene. Ha, infine, raggiunto 137.259 persone attraverso iniziative di sensibilizzazione sulla promozione delle più importanti pratiche di igiene utili per prevenire i contagi.
“Per contrastare la pandemia – conclude Garroni – abbiamo attuato un vero e proprio piano di emergenza, coordinato in sinergia con le autorità locali, finalizzato a creare una ‘cintura di protezione’ attorno al campo di Cox’s Bazar. Continueremo ad operare per sostenere queste comunità vulnerabili, la cui resilienza, purtroppo, continua ad essere messa sempre a dura prova”.