Cosa sta succedendo in Sudan conflitto e scontriCosa sta succedendo in Sudan conflitto e scontri

Cosa sta succedendo in Sudan

19 Giugno 2023

ESPLODONO GLI SCONTRI IN SUDAN

  • Più di 50.000 di bambini gravemente malnutriti sono rimasti senza cure
  • 1,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case
  • 48 milioni di persone hanno bisogno di aiuto immediato

COSA STA SUCCEDENDO IN SUDAN

Il conflitto in Sudan è scoppiato il 15 aprile 2023, dopo che i negoziati sulla formulazione di una transizione verso un governo civile si sono arenati.

Nel dicembre 2022, dopo mesi di negoziati, i leader militari e civili del Sudan hanno firmato un accordo preliminare per porre fine al governo militare che governa il Paese dall’ottobre 2021.
L’accordo definitivo doveva essere firmato all’inizio di aprile, in occasione del quarto anniversario del rovesciamento di Omar al-Bashir, da tempo al potere, in una rivolta popolare. Sia le Forze Armate Sudanesi (SAF) che le Forze di Supporto Rapido (RSF) dovevano cedere il potere, il che ha provocato tensioni.

Il 25 aprile, con la mediazione degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita, è stato concordato un cessate il fuoco di 72 ore tra le parti in conflitto. Tuttavia, il personale di Azione contro la Fame a Khartoum afferma che “il cessate il fuoco è stato rispettato solamente durante il primo giorno, ma ora non viene più rispettato. Ci sono pesanti sparatorie e bombardamenti aerei”.

Già prima della crisi in corso, il Sudan stava affrontando una situazione umanitaria disastrosa, con 15,8 milioni di persone (il 30% della popolazione), in bisogno di assistenza umanitaria.

Le sofferenze umane continuano ad aggravarsi

Oltre 730 persone sono state uccise e almeno 5.500 sono rimaste ferite.

Il conflitto e gli sfollamenti forzati stanno facendo salire alle stelle i tassi di malnutrizione. Più di 1,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case. Secondo il coordinatore dell’area Salute e Nutrizione di Azione contro la Fame in Sudan, Samson Wolderufael:

"Anche chi ha disponibilità di denaro non ha accesso al cibo. I mercati sono chiusi. Molte attività agricole sono state interrotte proprio quando in Sudan inizia la stagione della semina. Le banche sono crollate, i prezzi sono raddoppiati, gli spostamenti e le strade sono insicuri. Tutto ciò influisce sulla capacità delle famiglie di accedere al cibo".

Si tratta di una crisi gravissima, che colpisce 48 milioni di persone: i bambini, le donne, gli anziani, le persone con disabilità fisiche e mentali, gli sfollati e i malati cronici sono i più vulnerabili. Tutti loro hanno urgente bisogno di accedere a forniture alimentari generiche e ad alimenti supplementari, come quelli terapeutici, utilizzati per trattare i bambini affetti da malnutrizione.

LO SFOLLAMENTO FORZATO

La guerra ha costretto più di un milione di persone a fuggire dalle proprie case. Trovare il cibo in queste occasioni è ancora più difficile.

Molti fuggono dalla violenza a piedi.
Ci sono anche coloro che fuggono dalla violenza ma rimangono in Sudan. Secondo il responsabile della base di Azione contro la Fame nel Mentre Nilo, “migliaia di persone stanno arrivando da Khartoum. Alcune si rifugiano in scuole e moschee”.

I sudanesi stanno aiutando coloro che stanno fuggendo dai punti critici del conflitto. Un operatore umanitario internazionale evacuato dal Sudan ci ha raccontato:

"Sulla strada da Khartoum a Gedared, abbiamo visto molti abitanti dei villaggi che offrivano acqua e cibo alle persone che lasciavano Khartoum. Queste persone sono straordinarie. Spero che riusciremo a rimetterci in piedi per poter continuare a lavorare insieme".

GLI EFFETTI DEL CONFLITTO SULLA MALNUTRIZIONE INFANTILE

"Più di 50.000 bambini seguiti in programmi per il trattamento della malnutrizione acuta grave hanno subito l'interruzione delle cure a causa del conflitto. Noi di Azione contro la Fame abbiamo ripreso le attività di distribuzione di alimenti terapeutici per la popolazione del Nilo Bianco, una delle aree con la più alta presenza di sfollati interni, e del Nilo Blu".

- Samson Wolderufael
Reponsabile ACF dell’area Salute e Nutrizione in Sudan

 I centri sanitari non funzionano regolarmente e la maggior parte è stata danneggiata o saccheggiata. Secondo i dati dell’ONU, il 67% degli ospedali situati in prossimità di aree con combattimenti attivi non funziona.

I bambini muoiono per malnutrizione e hanno problemi di salute come polmonite, diarrea acquosa acuta, colera, malaria e altre infezioni.

Gli aiuti umanitari in sudan vengono ostacolati

Attualmente, gli operatori umanitari e i membri della comunità internazionale sono presi di mira, con molte segnalazioni di saccheggi dei beni umanitari, il che rende ancora più difficile fornire assistenza alle popolazioni colpite, nonché la soddisfazione dei bisogni primari delle persone, come cibo e acqua.

Almeno 162 veicoli di organizzazioni umanitarie sono stati rubati e 61 uffici e 57 magazzini sono stati saccheggiati. Questa pratica è comune nelle zone di conflitto. La stiamo sperimentando di nuovo in Sudan, dove il lavoro degli gli operatori umanitari non è protetto dalle violenze.

L’ufficio di Azione contro la Fame nella zona di Zalingei, nel Darfur centrale, è stato recentemente saccheggiato.

Jody Paulson Cormack, responsabile della sicurezza globale di Azione contro la Fame, spiega:

"Hanno preso medicine, trattamenti nutrizionali, computer. Tutto ciò che ci permette di rispondere alla crisi e di raggiungere le popolazioni colpite – e conclude - le nostre squadre in Sudan sono pronte e determinate a portare sostegno alle popolazioni colpite, abbiamo solo bisogno di un minimo via libera, che ci consenta di procedere con le nostre attività".

Reza Mohammadi, coordinatore finanziario di Azione contro la Fame in Sudan

IL NOSTRO APPELLO

Noi di Azione contro la Fame esortiamo le parti in conflitto a cessare gli scontri, garantire la protezione dei civili e l’accesso all’assistenza umanitaria.

Denunciamo la recente uccisione di personale umanitario in Darfur e gli attacchi a infrastrutture civili critiche come le strutture sanitarie, i servizi idrici ed elettrici e le telecomunicazioni.
Chiediamo inoltre alla comunità internazionale di considerare l’impatto umanitario di qualsiasi misura politica da adottare nei confronti delle parti in conflitto, come le sanzioni.

Lavoriamo in Sudan dal 2017, portando avanti programmi umanitari incentrati sulla nutrizione e sulla sicurezza alimentare, oltre ad interventi di emergenza.

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