Nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, milioni di persone vivono in condizioni estreme. Ecco cosa ci raccontano i nostri operatori sul campo.
All’interno dei Territori Palestinesi Occupati, la vita di milioni di persone è stata stravolta. L’intensificarsi del conflitto, i blocchi all’ingresso degli aiuti umanitari, gli sfollamenti forzati e il crollo delle infrastrutture civili stanno aggravando una crisi già profonda.
Le comunità locali affrontano ogni giorno sfide enormi, in un contesto di crescente insicurezza e instabilità. I nostri team locali, presenti sul campo, raccontano storie reali che testimoniano la gravità della situazione.
In questo contesto, gli aiuti umanitari a Gaza e Cisgiordania non rappresentano solo una risposta alle necessità primarie, ma sono anche simbolo della straordinaria capacità di adattamento delle popolazioni colpite. La loro forza nel resistere alle avversità è un esempio potente di speranza e dignità.
Le donne: la fame, la maternità e le rinunce
Tra le vittime più vulnerabili della crisi in corso a Gaza e Cisgiordania, ci sono le donne. In particolare, molte donne in gravidanza o in fase di allattamento stanno affrontando condizioni di malnutrizione acuta, con conseguenze gravi sia per la loro salute che per quella dei loro bambini.
L’accesso limitato agli aiuti umanitari, ai servizi medici e a una nutrizione adeguata espone queste donne a rischi crescenti. Senza un intervento rapido e mirato, il loro stato di salute potrebbe peggiorare ulteriormente, con impatti a lungo termine sulle future generazioni.
"Ho incontrato moltissimi bambini colpiti dalla malnutrizione. Facciamo tutto il possibile per aiutarli, affinché possano continuare a vivere e crescere con dignità. Anche le donne in gravidanza e in allattamento stanno affrontando una grave malnutrizione: la situazione è davvero critica."
Membro dello staff di Azione Contro la Fame - consulente per l'allattamento
Secondo le testimonianze, molte madri scelgono spesso di rinunciare ai pasti per nutrire i bambini e gli uomini della famiglia.
L’accesso all’assistenza sanitaria è estremamente limitato. Le spese mediche – per le consultazioni, farmaci e trattamenti – sono a pagamento e molte volte sono insostenibili per le famiglie. Per questo, la maggior parte delle donne e dei loro bambini evitano completamente di rivolgersi ai centri sanitari e ricorrono in autonomia ad antidolorifici e altri rimedi casalinghi.
"Per garantire le cure necessarie a mio figlio disabile, ho dovuto rivolgermi a un'organizzazione privata a Tulkarm, con un costo mensile superiore a 2.000 shekel (circa 490 euro, ndr). Lo stipendio di mio marito non supera i 1.500 shekel al mese (circa 360 euro, ndr). Stiamo lottando per coprire le spese mediche e quelle quotidiane dei nostri altri figli"
Membro dello staff di Azione Contro la Fame in Cisgiordania
Rifugi non sicuri: Sovraffollamento e scarsa igiene a gaza e cisgiordania
Gli sfollati in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza si rifugiano in edifici che molte volte non sono adatti a essere abitati. Si tratta di edifici scolastici, moschee o altri tipi di strutture parzialmente distrutte. In questi luoghi manca tutto: privacy, elettricità, igiene.
Un operatore descrive così la vita di oltre 70 persone all’interno di un edificio non destinato all’abitazione umana:
“Il primo piano è riservato alle donne e ai bambini, mentre gli uomini e i giovani sono alloggiati in un corridoio rumoroso e affollato. La privacy è inesistente. I bambini dormono per terra, accanto ai neonati. Non c’è elettricità e la temperatura è molto alta."
Membro dello staff di Azione Contro la Fame in Cisgiordania
Le testimonianze dal campo rivelano una situazione igienico-sanitaria estremamente preoccupante nei rifugi temporanei presenti a Gaza e Cisgiordania. In molti casi, mancano cucine attrezzate e i servizi igienici risultano insufficienti e inadeguati. Non è garantita la separazione tra uomini e donne, creando disagi profondi, soprattutto per le donne.
Molte donne riferiscono di essere costrette ad aspettare ore per poter fare una doccia e, in diversi casi, a lavarsi in condizioni di scarsa sicurezza e senza alcuna privacy. Alcune hanno dichiarato di dover usare i servizi in presenza di uomini, situazione che causa forte disagio e aggrava ulteriormente il deterioramento igienico.
Queste carenze strutturali stanno generando seri problemi ambientali. Intorno ai rifugi si è registrata una crescente diffusione di insetti, aggravata dalla presenza di acque reflue stagnanti. Secondo quanto riportato da un rappresentante municipale, le precarie condizioni igieniche hanno favorito la proliferazione di parassiti e pidocchi, soprattutto tra i bambini. La gestione sanitaria nei rifugi diventa ogni giorno più difficile.
La perdita della casa, la perdita dell’identità
Oltre alla distruzione fisica, la guerra porta con sé un senso profondo di perdita emotiva. Le persone lottano per la sopravvivenza e il benessere psicologico è trascurato. Molti hanno descritto la costante ansia, l’incertezza e il dolore di perdere le loro case, che credono siano completamente distrutte.
"Quello che mi ha colpito di più non è stata la mancanza di cibo, acqua o medicine. È stata la distruzione. Non solo quella fisica, evidente ovunque, ma la devastazione emotiva impressa nei volti di ogni singolo sfollato. Eppure, in mezzo a quel dolore, persone che non si conoscevano, si prendevano cura le une delle altre. Come una famiglia improvvisata, unita dalla necessità e dalla forza di resistere insieme."
Membro dello staff di Azione Contro la Fame in Cisgiordania
Il nostro impegno non si ferma
La situazione a Gaza e in Cisgiordania continua a peggiorare. Nonostante tutto, le persone resistono proteggendo i figli e prendendosi cura della famiglia con i pochi mezzi a disposizione.
Noi di Azione Contro la Fame siamo al fianco delle comunità sfollate. Forniamo acqua potabile, kit igienici, supporto nutrizionale, cure salvavita. Crediamo che ogni, gesto, anche quello più piccolo possa fare la differenza. Per questo, ascoltare le testimonianze e riportarle è parte importante del nostro impegno.