Quali sono gli impatti psicologici delle fame cronica sulla salute mentale e come contrastarli
Quando si parla di fame e di malnutrizione si pensa quasi sempre agli effetti negativi sull’organismo causati dalla carenza di nutrienti essenziali, tralasciando del tutto l’aspetto psicologico ed emotivo che accompagna chi vive una vita di privazioni alimentari.
Gli impatti psicologici della fame cronica possono essere gravi e permanenti, compromettendo seriamente la qualità della vita di chi ne è affetto.
Ansia, depressione, attacchi di panico, stress post-traumatico sono solo alcune delle possibili manifestazioni del disagio patito da intere comunità, che diventa ancora più grave in contesti di crisi umanitarie, scatenate da conflitti o da disastri naturali.
Il problema ha un doppio aspetto: da un lato la malnutrizione danneggia la salute mentale, e dall’altro le problematiche psicologiche contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità alla fame. Appetito e depressione, infatti, sono strettamente correlati tra loro. Inoltre, la carenza di cibo può ridurre l’energia e la concentrazione, ostacolando così la capacità di impegnarsi in attività produttive, con conseguenti difficoltà economiche che alimentano l’insicurezza alimentare, non solo per l’individuo, ma per l’intera famiglia
Inoltre, una salute mentale compromessa può impedire ai caregiver di prendersi adeguatamente cura dei propri cari, aumentando così la fame tra bambini, anziani dipendenti e membri disabili della famiglia.
Gli impatti psicologici della fame nelle comunità che soffrono di insicurezza alimentare
Vivere in condizioni di insicurezza alimentare, quindi, non significa soltanto dover affrontare la fame ogni giorno, ma anche convivere con un profondo disagio psicologico.
Gli impatti psicologici della fame non si manifestano in modo isolato, sono spesso aggravati da fattori sociali, economici e ambientali che colpiscono in modo particolare le comunità più vulnerabili:
- Mancanza di accesso alle cure. In molte aree del mondo, soprattutto in quelle rurali o a basso reddito, il supporto psicologico è spesso inaccessibile, troppo costoso o non disponibile. Le persone colpite dalla fame, quindi, restano spesso sole ad affrontare momenti di grande fragilità emotiva.
- Stigma. In molte culture, i disturbi mentali sono ancora un tabù. Il timore di essere giudicati o esclusi porta molte persone a evitare i servizi di assistenza, anche quando disponibili.
- Disuguaglianza di genere. Le donne che vivono in Paesi dove viene negato loro l’accesso all’istruzione, la possibilità di lavorare e di muoversi liberamente sono più vulnerabili alla violenza di genere, specialmente in condizioni di basso reddito. Tutte vulnerabilità che si amplificano in situazioni di insicurezza alimentare, con un impatto ancora maggiore sulla salute mentale.
- Emergenze. Crisi umanitarie come conflitti e disastri naturali aumentano i rischi per la salute mentale. I sopravvissuti devono affrontare il trauma della perdita dei loro cari e delle loro case, vivendo come sfollati, privati anche dei beni essenziali, senza poter accedere a cibo o acqua.
- Clima– Studi sempre più numerosi suggeriscono che la crisi climatica ha un impatto negativo sulla salute mentale. La paura di eventi naturali estremi — come cicloni, siccità o inondazioni — è particolarmente forte tra le comunità già colpite da questi fenomeni. Quando mancano le risorse per ricostruire e proteggersi, l’ansia diventa cronica e debilitante.
L’importanza di un supporto psicologico adeguato
Fornire un supporto psicologico adeguato può fare la differenza in molte situazioni di povertà ed emergenza. A tal fine, è fondamentale identificare i fattori di rischio e condurre ricerche sui contesti locali attraverso attività di ricerca e ascolto delle comunità.
Nel 2023, noi di Azione Contro la Fame abbiamo aiutato oltre 655.000 persone attraverso i nostri programmi di Salute Mentale e Supporto Psicologico, integrando queste azioni con cure mediche e supporto nutrizionale. Nella maggior parte dei casi, infatti, le persone colpite si trovano ad affrontare crisi multiple: fame, malattie e traumi psicologici si intrecciano, aggravandosi a vicenda.
Per comprendere meglio le necessità delle persone più vulnerabili e la relazione tra fame cronica e disagio psicologico, conduciamo indagini sulla salute mentale nei Paesi in cui operiamo.
Una delle nostre ricerche, condotta nella Repubblica Centrafricana, ha rivelato che circa il 75% dei genitori di bambini malnutriti presentava sintomi di disturbo da stress post-traumatico (PTSD), spesso legati a esperienze di violenza. Questo stato psicologico comprometteva la loro capacità di occuparsi dei figli, già fortemente penalizzati da un contesto di povertà estrema e instabilità.
In Iraq, abbiamo effettuato una valutazione dei bisogni legati alla salute mentale che ha evidenziato la necessità di potenziare le infrastrutture per il supporto psicologico. I dati ospedalieri locali hanno mostrato che:
- il 30% dei pazienti soffriva di depressione moderata o grave
- il 14% di disturbi d’ansia
- il 15% di disturbi psichici.
Questi risultati sono essenziali per sviluppare piani di rafforzamento dei sistemi sanitari.
I nostri interventi di supporto psicologico
Noi di Azione Contro la Fame sappiamo che affrontare la fame significa anche prendersi cura della mente. Per questo,abbiamo avviato diversi programmi a sostegno del benessere psicologico e della salute mentale in molte località del mondo.
Tra le iniziative più significative ci sono gli “Adolescent Friendly Spaces”, spazi sicuri pensati per gli adolescenti, dove possono confrontarsi, esprimere emozioni, affrontare traumi e trovare supporto tra pari. Questo approccio ha ottenuto notevoli risultati; ad esempio, in Sierra Leone, il 95% dei partecipanti ha mostrato miglioramenti significativi nel benessere emotivo, dimostrando l’efficacia di un approccio comunitario e inclusivo.
In Afghanistan, abbiamo lanciato un’innovativa linea telefonica che offre gratuitamente assistenza psicologica. Il servizio, gestito da consulenti specializzati in interventi psicologici, è un’ancora di salvezza per le donne e gli abitanti delle zone rurali, che patiscono la fame e un estremo isolamento. Da quando la linea è stata attivata, sono state erogate più di 2.069 sessioni di supporto psicologico.
I rifugiati affrontano traumi significativi, che li espongono a un rischio maggiore di disagio psicologico e malnutrizione. Per questo, noi di Azione Contro la Fame forniamo supporto psicologico integrato con programmi nutrizionali in Paesi in conflitto, come l’Ucraina e lo Yemen, o in Paesi con grandi popolazioni di rifugiati, come l’Uganda e la Colombia. Dedichiamo particolare attenzione alle donne in gravidanza e alle neomamme, che sono più fragili e hanno bisogno di protezione e sostegno specifici. A Nguenyyiel, in Etiopia, una comunità che ospita quasi 405.000 rifugiati, abbiamo creato più di 200 gruppi di sostegno per le madri, offrendo seminari sull’allattamento, l’igiene, la nutrizione e la gestione dello stress.
Cosa puoi fare per sostenerci
Anche gli operatori umanitari sono esposti al rischio di disagio psicologico. Per svolgere il loro lavoro, ogni giorno affrontano situazioni difficili, rischiano la propria vita e sono testimoni diretti di traumi e sofferenze. Per questo motivo, noi di Azione Contro la Fame offriamo supporto psicologico sia al nostro personale che ai nostri partner.
Il nostro impegno non si ferma. Se vuoi sostenerci puoi farlo in molti modi: puoi fare una donazione singola, devolvere alla nostra Onlus il tuo 5×1000, fare un lascito testamentario.
Un tuo piccolo gesto può avere un grande significato per molte persone in difficoltà.