La guerra civile in Sudan ha colpito profondamente la popolazione, causando una delle più grandi crisi di rifugiati e di fame al mondo. Da quando il conflitto è scoppiato ad aprile 2023, milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e le proprie vite in Sudan per poter sopravvivere.
Molti hanno iniziato un lungo viaggio verso i Paesi vicini, come il Ciad o il Sud Sudan, per trovare salvezza. Ma molti sfollati arrivano al confine spaventati, malnutriti, malati e spesso feriti.
LA STORIA DI NYIBOL, LA STORIA DI TANTI
Da quando è scoppiata la crisi in Sudan ad aprile 2023, quasi 9 milioni di persone sono fuggite dalle proprie case.
Molte famiglie avevano proprio lasciato il Sud Sudan anni prima e si erano stabilite in Sudan per cercare una vita migliore. Ma ora, a causa dei conflitti e delle violenze, stanno facendo ritorno nel proprio Paese d’origine. Questi “rimpatriati” lasciano le proprie abitazioni e le proprie fonti di reddito, attraversando il confine con quasi nulla, e ciò aumenta esponenzialmente il rischio di fame e malnutrizione nell’intera popolazione.
Nyibol Mathiang Deng fa parte di una di queste famiglie: originaria del Sud Sudan, si era trasferita in Sudan insieme al marito e alle due figlie. Ma oggi, incinta di 6 mesi, ha dovuto intraprendere un lungo viaggio per oltrepassare i confini del Sudan e riabbracciare i familiari in Sud Sudan.
Prima dello scoppio del conflitto, Nyibol viveva una vita semplice e tranquilla. Si occupava della fattoria di famiglia e coltivava arachidi.
Ma una notte la sua vita è cambiata per sempre. Degli uomini armati hanno attaccato il suo villaggio e la sua casa, depredando e causando numerose vittime. A seguito dell’attacco, lei e la figlia minore si sono ritrovate da sole.
"Hanno bruciato la mia casa. Io e mio marito siamo scappati dall'attacco e, correndo, ci siamo separati. Non avevo idea se mio marito o mia figlia maggiore fossero vivi. Il giorno dopo l'attacco sono tornata alla nostra vecchia casa per cercare tra la cenere, pensando che potessero esserci i loro resti. Ma non ho visto nessuno".
Qualche giorno dopo l’aggressione, Nyibol ha ricevuto una telefonata. È rimasta scioccata dalla notizia: suo marito e sua figlia maggiore erano vivi e si trovavano a Majok, in Sud Sudan.
"Non potevo crederci! Ho pensato che fosse qualcuno che fingeva di essere lui. Quando non c'erano corpi nella cenere ho pensato che fossero stati portati via e fossero morti. Non pensavo che fossero scappati in Sud Sudan".
IL LUNGO VIAGGIO VERSO IL SUD SUDAN
Per risparmiare abbastanza denaro per il lungo viaggio verso il Sud Sudan, Nyibol si è subito assicurata un lavoro come governante. Ha lavorato duramente per più di un mese, nonostante le difficoltà legate alla gravidanza, per circa un dollaro al giorno. Infine è riuscita a partire.
"Il viaggio è durato quattro giorni ed è stato terribile. Quando sono arrivata in una città vicina al confine con il Sud Sudan, mio marito ha mandato una moto a prenderci. Quando abbiamo raggiunto il ponte del Sud Sudan, la moto si è rotta, così ho dovuto camminare a piedi. Le mie scarpe si sono rovinate e il sole era molto caldo. Quando ho raggiunto Majok ero così stanca che i miei piedi erano gonfi".
Al confine c’eravamo noi di Azione Contro la Fame ad attenderla. Abbiamo fornito del cibo a lei e a sua figlia e le abbiamo sottoposte a screening di malnutrizione, al seguito dei quali si sono finalmente potute riunire ai loro cari. Finalmente insieme, la famiglia si recherà a Kuajok, la capitale dello Stato di Warrap, in Sud Sudan, dove potranno riabbracciare gli altri familiari.
Nyibol, come tante altre donne rifugiate che fuggono dalla guerra, si trova di fronte ad un futuro incerto. Private delle proprie vite, le proprie case e le proprie fonti di reddito, non sanno se riusciranno a riorganizzare le proprie vite. Noi forniamo loro il massimo sostegno, per aiutarle a vivere una vita libera dalla fame e a ritrovare la speranza.
Il nostro intervento in Sudan
Noi di Azione Contro la Fame lavoriamo per sostenere i rimpatriati mentre attraversano il confine per tornare in Sud Sudan. Oltre a sottoporli a screening e cure per la malnutrizione, il nostro team indirizza le famiglie verso i centri di sostegno in città.
Siamo operativi in Sudan dal 1985 e nel 2023 abbiamo raggiunto, con i nostri interventi, oltre 1 milione di persone. Le nostre squadre hanno realizzato un piano di risposta alla crisi nell’aprile 2023, subito dopo lo scoppio del conflitto in Sudan. Abbiamo fornito assistenza urgente e salvavita a centinaia di famiglie sfollate a causa del conflitto. Abbiamo distribuito denaro, costruito servizi igienici e fornito kit igienici che includono sapone, secchi, teli di plastica e pastiglie per la purificazione dell’acqua.
Aiutaci a raggiungere sempre più persone: il sostegno di tutti è necessario affinché nessuno venga lasciato indietro in questo momento di grande necessità.