Ormai è passato un anno da quando è iniziato il conflitto in Sud Sudan, la nazione più giovane del mondo. Da allora 1.9 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Sono circa 4 milioni, invece, le persone che hanno bisogno di mezzi di sostentamento di base come acqua e cibo.
Azione Contro la Fame è presente da venti anni nel territorio che adesso è parte dello Stato del Sud Sudan, e continua ad avere a che fare con alti tassi di malnutrizione, mancanza di accesso all’acqua potabile e problemi cronici di accesso al cibo da parte delle famiglie. La nostra presenza in Sud Sudan oggi è più importante che mai.
Le famiglie vivono ogni giorno la minaccia e la paura della violenza, senza una minima prospettiva. I colloqui per raggiungere un accordo di pace – che sembrava dovessero ricominciare lo scorso Novembre – sono stati ritardati a tempi non meglio definiti.
Negli ultimi anni, la gente è stata separata dalle proprie famiglie, dai pascoli e dai terreni agricoli, rimanendo senza i mezzi per ottenere strumenti di sussistenza. Si è indebolita a causa di malattie causate dall’acqua contaminata e dalla malnutrizione. I magazzini si sono svuotati e la capacità di risposta della popolazione ad una ormai costante situazione di privazione è al limite. Il conflitto ha portato instabilità, oltre che nei dieci stati del Sud Sudan, anche a livello regionale, con oltre 250.000 persone rifugiate in Etiopia.
Il problema della nutrizione è così catastrofico e diffuso in tanta parte della nazione, che un importante intervento su larga scala risulta strettamente necessario per evitare il disastro nel 2015. Infatti si presume che il numero di persone che soffriranno di una grave insicurezza alimentare fin dai primi mesi del 2015 saranno 2.5 milioni.
Dobbiamo agire adesso per garantire abbastanza scorte alimentari ed una adeguata capacità di risposta. Per spezzare il circolo della fame dobbiamo assicurare che l’assistenza alla sicurezza alimentare, ad esempio con sementi e utensili, sia già disponibile prima della stagione della semina che sarà ad Aprile e Maggio. Per spezzare il circolo della violenza, deve essere invece trovata una soluzione politica. Dobbiamo tutti lavorare per assicurare la protezione della popolazione del Sud Sudan e per assicurare che gli operatori umanitari abbiano la possibilità di raggiungere le persone in stato di necessità.
Siamo in un momento cruciale. Possiamo diminuire la sofferenza di tanti bambini, donne, uomini compiendo azioni preventive e spingendo per una rapida fine del conflitto. Grazie a risposte veloci ed alla raccolta fondi, e ad una breve tregua degli scontri, entrambi i donatori e gli operatori umanitari sono stati in grado di prevenire la carestia nei sei mesi scorsi. Ma abbiamo bisogno che i sostenitori che hanno scelto di aiutarci con donazioni continuative si impegnino a mantenere la regolarità del loro supporto. Ora è tempo di amplificare gli sforzi. Possiamo cambiare in meglio la vita del popolo del Sud Sudan con una azione tempestiva e mirata.
Sicuramente altre crisi necessitano di attenzione: Azione Contro la Fame sta combattendo contro il virus Ebola in Africa occidentale e sta aiutando i rifugiati siriani, ma non abbiamo smesso di lavorare per la gente del Sud Sudan, verso cui la nostra attenzione sarà sempre elevata. Il prezzo da pagare in caso venisse dimenticata questa crisi sarebbe il succedersi di anni di inutile sofferenza ed una clamorosa sconfitta per i progressi a lungo attesi e che abbiamo tutti sperato per la nazione più giovane del mondo.