Ogni anno, il 19 agosto, la comunità internazionale si mobilita per rendere omaggio a coloro che forniscono assistenza alle persone colpite da conflitti e disastri naturali in tutto il mondo. Ma questo giorno rende anche omaggio a coloro che hanno perso la vita aiutando i più vulnerabili.
Pertanto, finché gli standard internazionali non saranno rispettati, gli operatori umanitari continueranno a mettere a rischio la loro vita, servendo gli altri.
Nel 2003, 22 persone sono state uccise in un attacco contro il quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad, in Iraq.
Nel 2006, 17 dipendenti di Azione Contro la Fame sono stati giustiziati nella regione di Muttur nello Sri Lanka.
Questi attacchi non sono eventi isolati. In questa Giornata mondiale degli Operatori umanitaria (World Humanitarian Day), Azione Contro la Fame ribadisce che la protezione degli operatori umanitari e il libero accesso alle vittime sono prerequisiti per qualsiasi azione di solidarietà nel mondo.
Forniscono un aiuto necessario, anche vitale, alle persone vulnerabili ed emarginate dove i governi non riescono a farlo. Milioni di persone oggi dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere e ricostruire la propria vita. Quando gli operatori umanitari sono presi di mira, non sono le sole vittime: anche intere popolazioni ne soffrono.
Guidati dai principi di umanità, neutralità, imparzialità ma anche indipendenza, gli operatori umanitari sono presi di mira per ciò che rappresentano. Attaccarli dimostra il totale disprezzo delle regole internazionali. Anche in tempi di guerra, non vi è alcuna giustificazione per attaccare i civili, che è considerato un crimine di guerra secondo le Convenzioni di Ginevra.
L’aiuto umanitario diventa un problema politico e viene preso di mira durante i conflitti. Tutto questo deve finire.
Se i lavoratori internazionali godono di sicurezza relativa grazie ai meccanismi istituiti nei loro paesi di origine, i lavoratori nazionali non hanno tale assistenza. Spesso appartengono alle stesse comunità che sono state colpite da un disastro o da un conflitto e hanno pochissime risorse. Un esempio è l’impunità quasi sistematica che accompagna gli attacchi diretti contro di loro. Anche il massacro di Muttur rimane impunito.
La comunità internazionale deve mobilitarsi per garantire la sicurezza dei civili, compresi gli operatori umanitari, in tutte le circostanze e in tutti i luoghi. Non si può tollerare che le scuole, gli ospedali o i campi profughi siano presi di mira. Proprio come non possiamo accettare che gli operatori umanitari siano in pericolo mentre cercano di aiutare le persone.
I civili non sono un bersaglio. Aiutaci a sostenere il diritto umanitario internazionale.
Unisciti al movimento #NotATarget