Allarme povertà in Italia: dal report ISTAT agli ultimi dati INPS, un’escalation che investe fasce sempre più ampie di popolazione, con un impatto sui bisogni essenziali, inclusa l’alimentazione

14 Luglio 2022

14 luglio 2022

Oggi in Italia quasi una persona su 10 può essere considerata povera: dal 2005, infatti, la povertà assoluta è più che raddoppiata, investendo 5,6 milioni di persone. Più che triplicata tra i bambini, che sono 1,3 milioni, il 14,2% del totale contro il 3,9% del 2005. Lo rivelano i recenti dati Istat, a cui si aggiunge il rapporto Inps che ci parla di una povertà dilagante, anche tra gli occupati e i pensionati.

“Sono dati allarmanti che confermano quanto già rilevato dalle nostre analisi e dalle attività sul territorio: i bambini sono i più fragili tra i fragili, e lo stesso vale per le famiglie con figli minori, specie se monoparentali”,  dichiara Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame in Italia, organizzazione internazionale che ha appena concluso il primo ciclo di un progetto-pilota “Mai Più Fame: dall’emergenza all’autonomia” basato in Italia, il cui obiettivo è il contrasto all’insicurezza alimentare attraverso un percorso di sostegno alla spesa, maggiore consapevolezza nei consumi e nelle pratiche alimentari e accompagnamento all’autonomia lavorativa.

Il progetto si basa sull’esperienza già sperimentata dal network di Azione contro la Fame in Spagna, Palestina, Georgia e in diversi paesi dell’America Latina, con ottimi risultati, e che ha già ricevuto diversi premi, tra cui il RegioStar Award dell’Unione europea, come buona pratica per la promozione di una crescita inclusiva.

“La fame, o meglio l’insicurezza alimentare, esiste anche in Italia e investe fasce di popolazione sempre più estese. Tra queste anche gli occupati e i pensionati, come rivela il recente rapporto Inps. L’inflazione si abbatte sul reddito reale, riducendo il potere d’acquisto, anche e soprattutto dei generi essenziali, come quelli alimentari, con rincari al +9,1% a giugno 2022, e a farne le spese in modo diseguale sono i più vulnerabili, le famiglie più numerose, specie se con figli minori. Lo confermano anche i dati Istat: il 45,3% delle famiglie in stato di povertà assoluta ha figli minori – continua Garroni e sottolinea – lo abbiamo constatato anche sul campo, incontrando le persone che hanno partecipato al nostro progetto. Alla mancanza di lavoro si aggiunge poi la difficoltà di conciliazione con la vita familiare, specie nei casi di mamme sole con uno o più figli”.

Cinque milioni di occupati, infatti, sono “non-standard”, categoria che, ovviamente, esclude il lavoro “in nero”. 4,3 milioni di lavoratori dipendenti vivono sotto i mille euro al mese: sono quasi sempre giovani fino a 34 anni, donne, stranieri (soprattutto extra-Ue), con basso titolo di studio. Le donne incassano, rispetto agli uomini, in media 4 mila euro in meno all’anno, quando lavorano (-25%). D’altro canto, il 46% di loro è a part-time, quasi sempre involontario, record europeo (Inps 2022).

“Cifre preoccupanti, che tuttavia non ci lasciano sorpresi – sottolinea Garroni e spiega – già un anno fa, con il nostro progetto-pilota lanciato a Milano, abbiamo voluto occuparci della povertà e dell’insicurezza alimentare, anche in Italia. È la grande urgenza del Paese, che rischia di precipitarci rapidamente in uno scenario che pensavamo essere relegato al passato e ad altre aree geografiche: quello della fame”.

Sono già molte le persone e le famiglie che in Italia non riescono ad assicurarsi un’alimentazione sufficiente e nutrizionalmente adeguata: il progetto “Mai Più Fame: dall’emergenza all’autonomia”, fornisce un sostegno immediato a 50 famiglie vulnerabili altrimenti costrette a ridurre i pasti giornalieri e a impoverire la dieta.

Oltre al sostegno immediato con tessere spesa e all’educazione alimentare per orientare i consumi verso scelte nutrizionalmente corrette, il progetto si è avvalso di un percorso di supporto all’inserimento lavorativo finalizzato a costruire la loro sicurezza alimentare a lungo termine. Tra i beneficiari: famiglie con due o più minori (specie di età inferiore ai 5 anni), con presenza di donne incinte o neo-mamme o con entrambi i genitori disoccupati o con lavori occasionali, mamme o papà soli con minori a carico, donne vittime di violenza, disoccupati di lungo termine, persone senza titolo di studio.

“Il primo ciclo del nostro progetto-pilota, della durata di sei mesi, è appena terminato e a breve saremo in grado di condividere l’analisi sui risultati ottenuti. I dati preliminari sono molto incoraggianti e ci spingono a rilanciare con una nuova edizione dell’iniziativa in partenza in autunno a Milano e presto in altre città, anche nel Sud Italia – conclude Garroni e sottolinea – La nostra mission, come specialisti internazionali della lotta alla Fame, è agire non solo sulle emergenze, ma anche sulle cause strutturali dell’insicurezza alimentare, costruendo progetti di autonomia nel medio e lungo termine. È quello che da oltre 40 anni facciamo in 51 Paesi, con un’esperienza applicabile anche al contesto italiano, dove è evidente la necessità di interventi strutturali, di cui dovranno farsi carico non solo le organizzazioni del Terzo Settore, ma anche e soprattutto le Istituzioni, affinché la crisi globale che stiamo vivendo, esacerbata dall’effetto che conflitti e questioni ambientali hanno sui prezzi delle materie prime, energetiche e alimentari, non abbia effetti irrecuperabili sulla vita delle persone più vulnerabili e sull’intero tessuto sociale”.

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