In tutto il mondo, il circolo vizioso delle guerre e della fame si sta aggravando.
L’allarmante aumento della fame nel mondo va di pari passo con il moltiplicarsi delle guerre: oggi, 258 milioni di persone in 58 paesi attraversati da crisi alimentari soffrono la fame. Più dell’85% di loro vive in zone di guerra, dove la violenza è la causa principale dell’insicurezza alimentare.
Per 117 milioni di persone nel mondo, i conflitti rappresentano la causa principale e diretta della fame.
LA FAME VIENE UTILIZZATA COME ARMA DI GUERRA
Nonostante la risoluzione 2417 delle Nazioni Unite vieti l’utilizzo della fame come arma di guerra, stiamo assistendo alla strumentalizzazione della fame nei conflitti per scopi politici.
Abbiamo analizzato conflitti armati in tutto il mondo per identificare le connessioni specifiche tra guerre e fame. Leggi il report.
raccolti saccheggiati
La maggior parte dei Paesi in cui si verificano guerre sono Paesi rurali che dipendono in larga misura dall’agricoltura.
La produzione agricola è spesso presa di mira per indebolire la posizione politica ed economica della regione: viene limitato l’accesso ai campi, vengono distrutti gli attrezzi o il bestiame e persino incendiati o saccheggiati i raccolti da parte dei gruppi armati.
Queste pratiche non sono nuove e avvengono in molti contesti di guerra in tutto il mondo.
POPOLAZIONI SFOLLATE
In tempo di guerra, le famiglie e gli agricoltori possono trovarsi ad abbandonare le loro case, i loro campi e i loro beni come strategia di sopravvivenza oppure perché costretti dalle parti in conflitto.
Questi spostamenti fanno sprofondare le comunità nella povertà e impediscono la produzione agricola, che ferma i mercati e fa aumentare i prezzi, minando i mezzi di sussistenza.
Nell’ultimo decennio, gli sfollamenti forzati sono aumentati costantemente. Alla fine del 2021, nel mondo c’erano 59 milioni di sfollati interni, il 90% dei quali a causa di guerre o violenze.
Terreni espropriati
Quando le persone sfollate cercano di tornare, spesso incontrano difficoltà nel recuperare i propri terreni.
L’espropriazione dei terreni è infatti una tattica ricorrente, ampiamente utilizzata durante le guerre per accumulare ricchezza e sostenere l’economia di guerra, ma anche per esercitare un controllo territoriale, sociale e politico.
L’espropriazione dei terreni può assumere diverse forme: richieste di pagamento per recuperare i propri terreni, vendita o messa all’asta, confisca da parte dello Stato, etc.
Infrastrutture distrutte
Le guerre spesso portano alla distruzione dei servizi di base e delle infrastrutture, tra cui i sistemi di fornitura di acqua, elettricità e gas, oltre a scuole e strutture sanitarie come ospedali e cliniche.
La distruzione dei servizi e delle infrastrutture di base è una tattica di guerra utilizzata per minare le condizioni socioeconomiche delle comunità. La distruzione di queste strutture spesso fa sì che siano i civili a subire maggiormente le conseguenze dei conflitti.
Campi contaminati da mine
Le mine antiuomo sono armi progettate per esplodere in presenza, in prossimità o a contatto con una persona e possono continuare a uccidere o ferire i civili anche decenni dopo la fine della guerra.
Le mine sono utilizzate per impedire l’accesso ai terreni agricoli. Questo può portare le popolazioni ad abbandonare definitivamente determinate aree, compresi i terreni agricoli, per paura delle mine rimaste. Ciò significa che anche le colture che sono state piantate non possono essere raccolte finché il terreno non è stato decontaminato.
Inoltre, le mine possono uccidere il bestiame, influendo ancora di più sui mezzi di sussistenza.
Accesso umanitario ostacolato
L’assistenza umanitaria è essenziale per combattere la fame nelle aree colpite dalle guerre. Il diritto internazionale umanitario stabilisce che le parti in guerra hanno la responsabilità di assicurare alla popolazione un’adeguata fornitura di cibo, acqua e altri beni di prima necessità.
Tuttavia, le organizzazioni umanitarie sono sempre più limitate nelle loro attività, non solo dai protagonisti del conflitto, ma anche dagli Stati che adottano misure o impongono sanzioni internazionali che limitano la capacità di risposta degli operatori umanitari e hanno un impatto diretto sulle comunità.
Tutti questi comportamenti violano il diritto internazionale umanitario, quando si verificano in tempi di guerra. Inoltre, al di là del periodo di conflitto in sé, le guerre lasciano eredità che si estendono anche nel post-bellico, influenzando le probabilità di ritorno degli sfollati, i mezzi di sostentamento dei civili e il successo della reintegrazione e della riconciliazione, anche molto tempo dopo la fine della guerra.
Quali sono le nostre richieste?
Noi di Azione contro la Fame chiediamo ai leader mondiali di agire urgentemente per:
- porre fine all’uso della fame come arma di guerra;
- garantire l’accesso al cibo durante i conflitti;
- investire per salvare vite e costruire la pace.
I leader mondiali devono mantenere gli impegni presi per porre fine alla fame causata dalle guerre, sostenendo il diritto umanitario internazionale, impedendo gli attacchi alla sicurezza alimentare, agevolando l’assistenza umanitaria e investendo concretamente nella risposta umanitaria e nella costruzione della pace.