Nei primi mesi del 2025, l’amministrazione statunitense ha attuato un significativo taglio dei finanziamenti destinati all’assistenza internazionale. Questa scelta ha avuto un notevole impatto sui programmi di aiuto internazionale e mette a rischio la vita di milioni di persone in situazioni di estrema vulnerabilità. Il blocco ha riguardato i programmi finanziati dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID – United States Agency for International Development), una delle principali fondi di aiuti umanitari a livello globale.
Taglio fondi USAID tra l’80 e il 90%
All’inizio dell’anno, gli Stati Uniti hanno sospeso temporaneamente i finanziamenti USAID per un periodo di 90 giorni. Già nel mese di febbraio 2025, il taglio fondi USAID è diventato effettivo: circa l’83% dei fondi è stato cancellato (dato al 13 marzo). Migliaia di sovvenzioni sono state annullate e solo poco più di 500 progetti USAID risultano attivi. Questa decisione è stata notificata alle organizzazioni umanitarie tra le quali Azione Contro la Fame.
Gli Stati Uniti sono storicamente il maggiore donatore di aiuti umanitari al mondo: nel 2024, hanno fornito circa 64 milioni di dollari, ovvero il 42% del totale a livello globale. Oltre al taglio dei fondi, il Governo statunitense ha messo in congedo amministrativo il personale dell’agenzia, causando una sospensione degli aiuti internazionali senza precedenti. Secondo il rapporto Global Humanitarian Overwiew, sono ancora 300 milioni nel mondo le persone che necessitano di sostegno umanitario.
Al momento, i nostri team stanno analizzando l’impatto che queste scelte avranno sulle popolazioni più vulnerabili e sui progetti attivi, alcuni dei quali sono stati già interrotti.
L’impatto per Azione Contro la Fame
In Nigeria, ad esempio, noi di Azione Contro la Fame abbiamo mantenuto il trattamento di 7.782 bambini gravemente malnutriti già assistiti nei nostri programmi, ma abbiamo dovuto interrompere i ricoveri. Questa situazione accentua la precarietà delle condizioni di vita e costituisce una grave minaccia per la vita di questi bambini. In Afghanistan, la chiusura delle Unità di Nutrizione Terapeutica (TFU) a Kabul e Badakshan priverà 9.423 bambini sotto i 5 anni e molte donne in gravidanza di cure vitali.
Anche in Burkina Faso, Camerun e nella Repubblica Democratica del Congo la sospensione dei finanziamenti ha causato una brusca sospensione di interventi fondamentali. In contesti in cui il sistema sanitario è già estremamente fragile, la mancanza di risposta umanitaria compromette seriamente la vita di migliaia di persone.
Dopo quattro anni di siccità, nelle regioni di Androy e Anosy del Madagascar noi di Azione Contro la Fame stavamo implementando attività idriche, igieniche e sanitarie. Interventi che promuovono la fornitura di acqua potabile, latrine funzionali e centri sanitari di base. L’interruzione degli aiuti umanitari aumenta il rischio di epidemie e di malattie trasmesse dall’acqua, principali cause di mortalità infantile. Già quattro delle nostre cliniche non riceveranno più supporto.
In Mozambico, tre cicloni hanno colpito il nord del paese da metà dicembre. Le nostre operazioni hanno previsto assistenza di base come cibo, acqua, servizi igienici e kit di sopravvivenza. Questi aiuti sono stati permessi grazie a fondi europei, ma per raggiungere l’obiettivo di soddisfare bisogni di base di 33.000 persone entro il 2025 sarebbero necessari anche gli aiuti americani.
In Niger 563.800 persone dipendono dai nostri interventi e circa 70 formatori dei centri sanitari sono rimasti senza formazione. Anche in Etiopia i fondi statunitensi contribuivano a cure salvavita, mentre in Ucraina i centri sanitari per gli sfollati hanno dovuto interrompere anche le sessioni di sostegno psicologico nelle regioni di Donetsk, Dnipro, Charkiv e Zaporizhzhia.
Le persone che dovrebbero essere sostenute attraverso le nostre operazioni umanitarie sono circa 30.800 in Honduras e circa 52.000 in Colombia. Nel primo, ci potrebbero essere anche ripercussioni nella gestione dei centri di accoglienza ai valichi di frontiera.
Gli effetti nel settore umanitario
Il taglio fondi USAID rappresenta un punto di svolta per l’intero settore umanitario. Stiamo assistendo, allo stesso tempo, sia a un aumento dei bisogni in tutto il mondo sia a una diminuzione senza precedenti dei finanziamenti destinati a questi bisogni. Noi di Azione Contro la Fame abbiamo svolto anche un ruolo chiave nell’ambito della prevenzione. Il taglio dei fondi avrà un impatto anche sui sistemi di allerta precoce e sul coordinamento dei meccanismi che garantiscono una risposta umanitaria efficace.
Gli effetti del calo degli aiuti umanitari sono molteplici e pongono anche il resto del mondo in una situazione di maggiore vulnerabilità agli shock climatici o alle grandi pandemie.
Il Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (SOFI) mostra che oggi oltre 733 milioni di persone soffrono la fame, quasi il 10% della popolazione mondiale. Il bisogno di aiuti umanitari aumenta, mentre i finanziamenti statali, non solo statunitensi, stanno diminuendo. Per questo, un ruolo fondamentale a sostegno delle comunità più vulnerabili lo hanno e lo avranno ora più che mai i singoli donatori che, ogni anno, ci permettono di raggiungere 21 milioni di persone e che ci permetteranno di continuare a sostenere un mondo libero dalla fame.